Reciprocità, correttezza, qualità, lealtà, formazione, accompagnamento
Buongiorno!
E' necessario ricordare a tutti noi che questo è un posto di lavoro. Ed è un posto di lavoro clinico. E siamo professionisti e professionisti della salute.
In ciò rispondiamo al Centro Phoenix e al Direttore Sanitario (io) ed amministrativo e rappresentante legale (Sig. Compagnin Enrico) di ogni nostra azione e comportamento, sia per correttezza, che per lealtà, che per responsabilità, che legalmente.
Nel rapporto che si instaura tra il Centro, che siamo noi, e tra di noi, vige e si presuppone un rapporto di fiducia reciproco in cui ci si aiuta e supporta (anche con formazione, addestramento e supervisione verso i colleghi non esperti e che non sanno svolgere colloqui, trattamenti, progettare, ecc.), nella logica della lealtà e della gratitudine nonché del rispetto.
Ciò che si riceve ha valore e dunque si deve ringraziare per quanto ricevuto.
Ciò che si riceve è costato tempo, denaro, esperienza, impegno, a chi dà, ed elargisce gratuitamente questa sua expertise, e si accolla gli errori clinici e di negligenza o noncuranza di chi non sa ancora lavorare al meglio (errori che hanno costi per il paziente ma che sono ampiamente quantificabili in danni economici e di reputazione per il Centro e per chi ci lavora con diligenza e professionalità) come investimento fiducioso nei confronti di colleghi che porteranno poi, se hanno appreso con umiltà e con professionalità quanto ricevuto, ulteriore valore aggiunto e professionalità al Centro stesso.
Il rapporto è e deve essere di reciprocità, di gratitudine, di ritorno al Centro, e reinvestimento di sé. Perché l’apporto professionale che ogni nuovo membro al gruppo può e deve dare, affinché si cresca tutti insieme, è prezioso e chiude un cerchio del dare e avere in modo virtuoso e di crescita.
Ne va da sé che non ci si pensi nel Centro come cacciatori, a caccia di prede, materiali, know-how, expertise, supervisione e addestramento gratuiti (1 ora di supervisione o formazione vale 250 euro+iva, tanto per dare l’idea…), materiali e test,…, ecc.. , a dànno dei colleghi che investono sul e nel gruppo di lavoro, ma che si condivida l’immensa ricchezza che un buon lavoro di gruppo può portare a ognuno di noi come crescita personale, professionale, umana, economica, e che si restituisca almeno in proporzione.
Le caratteristiche personali quali impegno, disponibilità, coerenza, qualità del lavoro svolto, umiltà, comprensione e rispetto del proprio ruolo e di quanto si deve dare in funzione di quanto si è ricevuto, la correttezza, il riconoscimento grato di quanto l’ambiente sia costruito per generare crescita, ci aspettiamo sia compreso.
La reciprocità e la lealtà, la correttezza e l’onestà, sono i prerequisiti di ogni relazione.
Prima di ogni persona e poi di ogni professionista.
Un “professionista” che non è corretto, leale, che esprime lamentele e frustrazioni attribuendo ad altri le proprie carenze e usando il denaro come scusa per lamentarsi della distanza tra il sé ideale e il sé reale (misurato nel puro e mero guadagno economico), non ha capito cosa vuol dire reciprocità, formazione, tutoraggio, supporto, e che tutto questo ha ben più valore del denaro “in busta” perché “fuori bista” ha ricevuto formazione, addestramento, accoglienza, riparazione dei propri errori.
E viene da chiedersi se ha consapevolezza che la nostra è una professione a contatto e per le persone, esseri umani. Ci sono tanti altri lavori in cui si è pagati ad ore e magari di più ma che non richiedono i valori e il riconoscere ciò di cui sopra. Non tutti sono adatti a questo lavoro.
Saper poi distinguere tra il nostro vissuto e i nostri bisogni personali e quelli dei nostri pazienti, sapersi assumere responsabilità congrue al ruolo assunto ed assegnato, sapere che del tuo operato devi rispondere a chi ti ha dato un incarico , fiducia e ha investito su di te, è un prerequisito.
La fiducia va ripagata con la fiducia, la disponibilità e le opportunità date, con la lealtà e la correttezza e l’impegno, nonché con apprezzamento e atteggiamento positivo e proattivo.
L’ambiente in cui viviamo, personale, famigliare, lavorativo, è l’esito di quanto noi investiamo e del nostro atteggiamento nonché della nostra educazione.
Possiamo trasformarlo in un volàno positivo di crescita, personale, economica, meritocratica, oppure no. Dipende da noi.
E alla fine nel bilancio dobbiamo mettere in chiaro a noi stessi le risposte alle domande che non sono per noi le più comode, a giustificare i nostri risultati o le nostre frustrazioni, ma essere onesti con noi stessi, almeno dentro di noi, e, dunque, usare correttezza e onestà e lealtà e gratitudine, nel pesarci dentro o fuori di un contesto che ci dà molto, umanamente e professionalmente, che non sarà perfetto ma sempre migliorabile, ma che non si può dire che non persegua un continuo miglioramento.
Detto questo, per lavorare al meglio servono da sempre le stesse qualità, e non le ripeto.
Sulle competenze, qualità, atteggiamenti, comportamenti, …, tutti noi veniamo e verremo valutati nella vita personale e anche in quella lavorativa, cogliendo opportunità o distruggendole con le nostre mani.
Si chiama libero arbitrio.
Un augurio a tutti noi di saper gestire al meglio queste riflessioni di cui sopra.
La Direzione sanitaria del Centro Phoenix srl
Dott.ssa Carla Mogentale